Se c’è un fiore che a Charlotte non piace per nulla, è la rosa. Trova che sia scontata, usuale, pomposa, inutilmente superba. A Charlotte piacciono la delicatezza e la freschezza dei fiori di campo, il profumo delle fresie, il giallo dei girasoli, i crisantemi.
Quel pomeriggio di maggio, al reparto giardinaggio del Centro Commerciale, Charlotte nota tra le alte piante d’appartamento, un piccolo vaso di roselline mignon rosse: una goccia purpurea che sembrava volersi far prepotentemente largo in mezzo al verde. Vedendola, alla donna torna in mente il discorso che, qualche sera prima, aveva avuto con un suo amico così amante delle rose da fargliele vedere sotto un’altra luce … ricorda, sorride e decide di comprare la pianticella.
Una pianta riesce a dare calore anche se non fa le fusa come un gatto o non abbraccia come un uomo, è un essere vivente indifeso che ha bisogno di cure, di attenzioni; questo Charlotte lo sa e, nonostante non abbia certo il pollice verde, fa di tutto per farla crescere e proteggerla. La rosa, intanto, la ricambia con nuove fioriture sempre più belle.
«Ma guardami un po’, sembro Il Piccolo Principe. Finisce anche che la metto sotto una campana di vetro.» pensa ridendo tra se.
Arriva l’estate e, forse per il caldo, la rosellina si ammala: fiori, boccioli e foglie si ricoprono di una brutta lanugine biancastra: oidio, si chiama.
«Brutto termine, ricorda tanto alla parola odio. La mia piccola ricoperta dall’odio!» pensa intristita.
Charlotte si precipita a comprare un fungicida e del concime specifici. Non vuole che la rosa muoia … è diventata una cosa troppo importante per lei, un bel ricordo da custodire.
Anche la piccola rosa combatte la sua battaglia e, incurante della malattia, continua a far germogli e boccioli che, però, poi, vengono attaccati dal fungo e muoiono presto.
Per giorni e giorni la cura senza ottenere risultati, così decide di dare un taglio netto e la pota levando ogni residuo d’infezione.
Sembra così strana, ora, ridotta solo a pochi rametti spogli.
«Non ti butto, no. Aspetterò che te ne vada da sola.»
Ma la rosa resiste e continua caparbiamente a germogliare e germogliare, quasi come a dire: “Non voglio andarmene! Non ti lascio sola!”.
Purtroppo resiste anche l’oidio e la donna insiste con le cure.
Ora sembra che Charlotte e la sua rosa abbiano vinto sull’infezione.
Forse la guarigione è solo una cosa momentanea, un’illusione e probabilmente la rosa non fiorirà di nuovo come a maggio, ma c’è, e a Charlotte importa solo che non se ne vada del tutto.
Molto bello…
A volte, è facile scambiare per “desiderio di possesso” quel bisogno di sapere che si è importanti per qualcuno, così come quel qualcuno lo è per noi.
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Proprio quello che intendevo, Vittorio.
🙂
wowow!! Son riuscita a rendere l’idea!!!!! XD
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Pensa che credevo di aver interpretato male (perché condizionato dal mio personale punto di vista, che mi mette spesso in questa spiacevole situazione…) la chiave di lettura .
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Invece hai letto bene ^_^
Charlotte ci ha letto anche altro, ma lei legge i segni che nessuno vede. Infatti la considerano una pazza visionaria in libertà!!! ahahah! 😛
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Pazzo lo sono anche io, visionario solo a tratti, libero anche troppo.
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ahahahahah!!!! I pazzi sono geni incompresi che prima o poi, però, presentano il conto alla vita e si riscattano! ahahah!
😉
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Concordo…il mondo é dei folli…e di chi crede all’impossibile e forse quella rosa a maggio fiorirà, Ciberluna, a volte basta crederci…😘 bellissimo racconto…poi se citi Il Piccolo Principe hai vinto a priori!
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^_^ iniziamo a crederci, Preziosa Blu. 😉 :*
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